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Attualità giovedì 16 marzo 2017 ore 10:26

Ricami imperiali, ritrovati due frammenti preziosi

Provenienti dal tempo di Elisa e Napoleone, sono apparsi sul mercato antiquario ed appartengono oggi alla collezione dell’antiquaria Renata Frediani



LUCCA — Grazie alla disponibilità della direttrice del Museo nazionale di Palazzo Mansi, Rosanna Morozzi, l’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana” ha potuto presentare al pubblico i “Ricami imperiali” ieri (mercoledì 16 marzo) pomeriggio nella sede museale, in un incontro molto apprezzato e partecipato cui è intervenuto anche il sindaco Alessandro Tambellini. Dopo l’introduzione della direttrice Morozzi, e della presidente dell’associazione Roberta Martinelli, la parola sui frammenti è passata al maggior esperto a livello mondiale delle arti decorative di epoca napoleonica, Bernard Chevallier, e alla ex direttrice del Museo Napoleonico di Roma, Giulia Gorgone.

Ecco le caratteristiche principali dei due frammenti, illustrate da Bernard Chevallier. Resteranno esposti al Museo Nazionale di Palazzo Mansi fino a sabato 18 marzo. Il più piccolo misura 25 centimetri in altezza e 99 in lunghezza e potrebbe essere la bordura per un abito o un mantello di corte; il tessuto utilizzato è il tulle in seta, in esso grandi motivi come spighe di grano, piccoli fiori e rami sono ricamati con lamine d’argento. Le lamine d’oro e d’argento che si utilizzavano a Lucca o a Firenze provenivano da Parigi. Esse erano inviate regolarmente a Elisa dalla sua dama d’onore, la contessa de Laplace, nata Marie-Anne-Charlotte Courty, moglie del celebre astronomo, matematico e fisico Pierre-Simon de Laplace. Il ricamo di questa bordura richiama il mantello di corte appartenuto all’imperatrice Joséphine, conservato alla Malmaison le cui broderies sono eseguite con la stessa tecnica, utilizzando lamine d’argento a sinistra e d’argento a destra. Queste affinità dimostrano che questo tessuto è frutto di una committenza principesca.

Il secondo frammento è un po’ più grande: misura 120 x 110 centimetri. La sua conformazione farebbe pensare al davanti di un abito anche per la forma triangolare del ricamo eseguito con fili d’argento su tulle. Il ricamo ha delle affinità con quello eseguito su un altro traine di corte appartenuto all’imperatrice Joséphine. Sulla tipologia dei ricami si era pronunciato il Cerimoniale dell’Impero francese pubblicato nel 1805; in esso veniva precisato che per l’abbigliamento di corte dell’Imperatrice: “L’abito e il mantello saranno ornati su tutta la superficie e in basso, da un ricamo, in seta, argento o oro, il cui disegno sarà libero, o da una frangia, o contemporaneamente da una frangia e da ricami”. L’altezza del ricamo, negli abiti delle dame ammesse a corte, non doveva superare i 10 centimetri. Più libertà veniva concessa ai ricami sugli scialli che non erano sottomessi a questi regolamenti, così pignoli.           


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